Gli Oblivion hanno dimostrato ancora una volta che, nonostante il tempo passi, loro non hanno affatto perso la voglia di giocare con la musica e il teatro masticando note, spaziando tra genio e follia, giocoleria e cabaret, in un viaggio irresistibile e dissacrante fatto di talento, raffinata parodia e folli sperimentazioni. Un’improvvisazione apparente che cela un accurato studio e una ricercatezza sin dall’incipit dello spettacolo.
Quello che si evince immediatamente – probabilmente la chiave del lungo successo- è l’alchimia fra questi affiatati compagni di viaggio. Il sodalizio di questo esuberante quintetto inizia nel 2003, quando, per la prima volta, s’incontrano e decidono di creare un ensemble alquanto bizzarra e non convenzionale. Il 2008 li vede per la prima volta calcare i grandi teatri italiani, debuttando nello storico teatro Duse di Bologna, con “I promessi sposi in 10 minuti” per poi, l’anno successivo, portare in scena “Oblivion Show”. Da allora, si sono susseguite tante tournée in tutta Italia e diversi spettacoli, incluso questo ultimo.
Uno show allegro, dove sono tante ed esilaranti le scene comiche che si susseguono e che fanno parte del cospicuo bagaglio comico che ha accompagnato questa formazione nel corso della loro carriera, ma arricchite di trovate nuove che le rendono più attuali e in larga parte satiriche perché, a ben guardare, il teatro deve esulare dal politicamente corretto, la narrazione deve avere una sorta di libertà. La satira dà l’idea della salute di una nazione.
In un periodo complicato e pesante, di conflitti e di crisi, “Tuttorial” sembra riportarci – anche solo per 90 minuti – alla leggerezza e alla gioia che dovrebbe caratterizzare questi giorni di inizio anno.
Teresa Mori (Il Roma)
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